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Spettacoli

Ho scritto la sceneggiatura per spettacoli di Teatro di Strada a tema esoterico

Coniunctio Alchemica 

SCENEGGIATURA: Giordano Berti

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La “Coniunctio” è un corteo trionfale simile ai Trionfi Rinascimentali e Barocchi.
Questo spettacolo, di grande impatto emotivo, traduce le fasi che portano a realizzare la misteriosa Pietra Filosofale tanto ambita dagli alchimisti.
I carri che compongono il corteo sono ispirati al simbolismo astrologico e mitologico.

Il titolo di questo spettacolo si rifà ad una delle prime opere rosacrociane e certamente la più famosa: “Le Nozze Chimiche di Christian Rosenkreutz”, stampate nel 1586. Si tratta di un romanzo allegorico in cui sono descritte le grazie alle quali il mitico Christian Rosenkreutz divenne custode del Tempio della Rosacroce. Lo spettacolo, però, non consiste in una rappresentazione teatrale di quell’opera, ma ne sviluppa una parte in modo originale rifacendosi all’intera letteratura alchimistica.

La Coniunctio è una processione che si svolge per le strade cittadine, un corteo trionfale simile per struttura ai Trionfi Rinascimentali e Barocchi, nel corso dei quali venivano fatte sfilare le immagini allegoriche destinate a colpire la fantasia del popolo.
Questo spettacolo, di grande impatto emotivo, traduce visivamente le fasi che portano al compimento della Grande Opera, cioè la misteriosa Pietra Filosofale tanto ambita dagli alchimisti e dai filosofi rosacrociani.

I carri che compongono il corteo sono ispirati al simbolismo astrologico e mitologico, dove ogni divinità planetaria è considerata “reggitrice” non solo di un particolare giorno della settimana, ma anche di un metallo, di un colore e di un temperamento umano: lunatico, marziale, gioviale, saturnino, eccetera.
L’alchimia, come la magia, utilizza questi simboli per descrivere le operazioni psicologiche e si serve di metalli associati ai pianeti per il raggiungimento dello scopo del proprio lavoro, cioè l’affinamento dell’anima.

In linea generale il piombo (Saturno) rappresenta il rozzo materiale di base della natura carnale, mentre l’oro (Sole) è il metallo raffinato incorruttibile della spiritualità. L’argento è collegato alla Luna, l’Io in perenne riflessione, l’argento vivo alla parte mercuriale della psiche, il rame a Venere e agli istinti, il ferro rappresenta la disciplina di Marte e lo stagno il contrappeso gioviano della pietà.

Assieme ai carri, sovrastati dalle figure dei metalli, il corteo è composto dai “Figli dei pianeti”, che interpretano visivamente il sistema di corrispondenze magiche tra il cielo e la terra. 
Per esempio Marte, secondo la tradizione alchemico-astrologica, è un pianeta caldo e di natura violenta; il suo metallo è il ferro e ama le vesti rosso fiamma; è tenace e battagliero e si diletta di armi e di guerra. E’ il pianeta della discordia e delle liti, perciò sul carro di Marte si erge un guerriero armato di tutto punto e ornato con i simboli che lo caratterizzano, mentre il suo carro è trainato da militari.

Nel corso della processione sfilano sei carri rappresentanti i pianeti. Essi si radunano in una piazza al centro della quale si trova un grande Uovo Cosmico, simbolo dell’universo. L’Uovo aprendosi, fa apparire l’Androgino, cioè un ballerino e una ballerina, simbolo dell’unione armonica fra la natura maschile e quella femminile.
La Coniunctio, scandita da una musica maestosa e dallo scoppio di fuochi artificiali, porta simbolicamente alla realizzazione della Grande Opera Alchemica.

Lo spettacolo Coniunctio Alchemica è stato prodotto per la prima volta in occasione della decima edizione delle Feste Medievali di Brisighella, nel 1989, e negli anni successivi è stato rappresentato nelle piazze di Trento, Fano, Capua e Livorno, sempre con la regia di Andrea Vitali, che ha seguito la sceneggiatura di Giordano Berti.

In fama di Strega

SCENEGGIATURA: Giordano Berti

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Spettacolo teatrale che ricostruisce un processo per stregoneria svolto nel territorio della Serenissima Repubblica di Venezia verso la fine del Cinquecento, quando la caccia alle streghe divampava in tutta Europa.
Il personaggio principale è una vedova di nome Zenevra, che vive in un paesino di montagna. Un giorno viene denunciata al Tribunale dell’Inquisizione da una comare, Orsola, con la quale ha litigato tempo prima per futili motivi.

Autori
Regia di Andrea Vitali
Sceneggiatura e testi di Giordano Berti

Personaggi principali
Zenevra, Orsola, due inquisitori, due testimoni, tre giudici, un prete.

Personaggi secondari
Il fidanzato di Orsola, tre guardie, il notaio, il boia, il chierichetto, il pubblico del processo

Persone partecipanti allo spettacolo
10 attori
30 comparse (o più, secondo la disponibilità)

Esigenze tecniche
Service luci e audio, oltre a quanto indicato all’inizio di ogni scena (esclusi gli oggetti di scena reperiti dal regista). Prove la sera precedente lo spettacolo.

Ia scena – La casa di Zenevra
1 tavolo, 3 sedie, 1 madia, 1 angoliera, vari oggetti di scena

Zenevra è conosciuta da tutti per la sua conoscenza delle erbe medicamentose. Da lei vanno uomini e donne per riconquistare l’amore perduto, perché vada in porto un affare, per curare un ulcera, per guarire il fuoco di S. Antonio, per conoscere il futuro. In segreto, Zenevra ha anche aiutato giovani ragazze ad abortire con un beverone di prezzemolo e molte preghiere. Si dice che abbia persino venduto il suo corpo per denaro, ma forse è una diceria della gente bigotta. Zenevra, comunque, è famosa come medichessa, non come donna di facili costumi.
La prima scena descrive la vita quotidiana di questa donna e i suoi rapporti con i compaesani. Si conclude con l’arrivo delle guardie, che leggono a Zenevra una generica accusa, perquisiscono la casa e infine portano la donna in carcere. 

IIa scena – Il carcere
1 tavolo, 1 sedia inquisitoria, 1 sedia da interrogatorio, 1 scala di legno con accessori per tortura o 1 letto di stiramento, varia oggettistica di scena

In carcere vengono riletti a Zenevra i capi d’accusa. Orsola aveva detto al capitano delle guardie di avere perso un bambino per causa delle stregherie di Zenevra. Disse pure che la stessa Zenevra le confidò molto tempo prima di aver imparato le sue arti da una “Maestra del Gioco”, presso la quale Zenevra si recava in volo in certe notti dell’anno. L’accusata si professa innocente, ma non viene liberata. Giorni dopo, inizia l’interrogatorio da parte delle autorità competenti: inquisitori giunti apposta da Vicenza.
Alle domande degli inquisitori, basate su un formulario canonico, la donna spesso non sa o non vuole rispondere. In effetti, Zenevra si era vantata spesso, e con molta gente, di avere appreso le sue arti da una misteriosa Signora, ma confessa ai giudici di avere detto queste cose per darsi l’aria di donna sapiente e così procurarsi dei clienti. Zenevra cerca di mettere la cosa sul ridicolo, irridendo la credulità della gente, ma gli inquisitori la pensano diversamente.
A causa della sua reticenza viene giudicato necessario l’uso della tortura. Per tre volte le viene dato il “tratto di corda” e ogni volta, mentre è sollevata, Zenevra dice che avrebbe confessato tutto, ma quando la rimettono giù lei ripete sempre e soltanto le solite cose.
Nei giorni seguenti gli inquisitori contestano alla donna fatti ben più gravi. C’è chi l’ha vista, a tarda notte, uscire di casa sotto forma di lupo. Altri l’hanno notata fare dei segni misteriosi durante la messa domenicale, mentre metteva in tasca un’ostia dopo avere finto di fare la comunione. Altri sono certi che fu lei a procurare la grandine che rovinò le messi l’anno prima, e che fu per causa sua che andò a male il latte di molte fattorie, che il formaggio era spesso pieno di vermi, che le mucche avevano le code intrecciate, eccetera. Le vengono mostrati gli attrezzi trovati in casa sua: bastoni con segni strani, i barattoli contenenti polveri colorate e unguenti misteriosi, eccetera.
Zenevra nega tutto, e addirittura si prende gioco degli inquisitori, che credono possibili le fandonie di cui parlano. A questo punto comincia una tortura sempre più pesante. Sul banco di stiramento Zenevra comincia a fare le prime ammissioni e dopo un pressante interrogatorio si decide a confessare nella speranza di salvarsi. Ma è tutto inutile. Gli inquisitori vogliono sapere chi è la “Signora del Gioco”, chi sono i complici, eccetera. Messa alle strette, la donna decide di vendicarsi di chi le vuole male e comincia a fare i nomi: prima di tutto Orsola, e poi altre persone che sospetta l’abbiano accusata. Sulla base di queste confessioni Zenevra viene rinviata a giudizio. Da lì a poco comincia il processo.

IIIa scena – Il tribunale
1 tavolo lungo per i tre giudici, 1 banco per gli imputati oppure una gabbia, sedie per il pubblico

Nel corso della requisitoria viene riletta a Zenevra la sua confessione in carcere. Poi sono chiamati a al banco dei testimoni sia alcuni paesani, sia le persone chiamate in causa da Zenevra, tra i quali c’è anche Orsola, la sua prima accusatrice. Zenevra prima nega tutto ma poi, vistasi perduta, riconferma la confessione resa in carcere e accusa Orsola e altre persone di aver partecipato ai balli notturni con la “Signora del Gioco”, di aver adorato il demonio e di aver compiuto assieme lei gli efferati delitti che le vengono attribuiti.
I nuovi accusati vengono a loro volta interrogati e, poiché negato ogni addebito, vengono arrestati. A questo punto il processo si avvia alla conclusione. Gli inquisitori emettono la condanna al rogo, la donna viene prelevata e portata in processione sino alla piazza, dove viene allestito il palco per il supplizio.

IVa scena –  La piazza
Alcune fascine di legna intorno a 1 palo, 1 manichino da bruciare, 30 fiaccole

Il finale si svolge secondo il classico rito dell’autodafé. Un sacerdote accompagnato da un chierichetto invita Zenevra a pentirsi del male compiuto e, dopo le dovute preghiere e benedizioni, abbandona la donna al boia, che accende il falò sul quale morirà Zenevra.

La tirannia degli Astri

SCENEGGIATURA: Giordano Berti

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Processione in costumi fantasiosi ispirata al simbolismo astrologico. Il corteo dei pianeti è accompagnato dai “figli’, cioè dai personaggi legati a ogni pianeta: Marte e i soldati, Venere e gli Amanti, Giove e gli studiosi, e così via. Una volta che il corteo ha raggiunto la piazza, lo spettacolo si conclude con grandiosi effetti scenici e pirotecnici.